SPAGNA

La Spagna è l’unica nazione in cui non mi sono mai sentito straniero. Da siciliano ci ho trovato affinità linguistiche ma anche culinarie, culturali e religiose. D’altra parte il paese dove sono nato si chiama “Villalba” e le montagne che lo sovrastano “Serre”. Poi, nel dialetto, ci sono tane parole che provengono dallo spagnolo (ad esempio gastima da làstima, pignata da pinàda, cucchiara da cuchara, scupetta da escopeta, manta da manta, anciova da anxova, fastuchi da festuc, abbuccari da abocar, addunarisi da adonar-se, affruntàrisi da afrontar-se; capuliari da capolar, priàrisi da prear-se, sgarrari da esgarrar, nzirtari da encertar e tante altre ancora).
Nel 2009 sono andato a Siviglia alla ricerca delle radici dei riti della Settimana Santa in Sicilia. Era chiaro partecipando alle manifestazioni religiose siciliane che si ispiravano al periodo delle dominazioni spagnole. La mia curiosità ha trovato parecchie conferme anche se tutto era un po’ esagerato. Ho avuto l’impressione che si era persa, in buona parte, la religiosità e l’emozione che ancora si riscontra in Sicilia e che tutto sia diventato folklore. Il fatto poi che in alcune vie della città, dove passava la processione, avessero allestito delle tribune (a pagamento) dalle quali si poteva vedere la processione ha aumentato la mia delusione.
Ho successivamente visitato Granada (che ho trovato spettacolare), Madrid, Barcellona e Valencia.
Lascio che a parlare siano le foto anche se sicuramente non riusciranno a raccontare le emozioni provate…

«In Spagna c’è una visione della vita ingenuamente pagana contraria a ogni senso pratico; l’amore del rituale e della cerimonia, il gusto del colore, del movimento, del suono e dell’armonia, l’esaltazione dell’emozione pura come vero fine degli sforzi umani, il culto della tradizione che li estranea dal mondo proprio degli occidentali in genere, un continuo cianciare di grandezza, di onore, gloria ed eroismo, l’infantile persistenza a considerare i propri istinti unica norma e legge di vita, un’educazione che li porta ad imperniare la loro vita su un senso di superiorità verso i “moralmente” meno puri o “spiritualmente” inferiori, il tutto sanzionato e giustificato dai sistemi e dai canoni del cattolicesimo spagnolo». (Richard Wright, Spagna pagana, 1957)

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