Qualche anno fa sulla rivista “Progresso Fotografico” ho letto un articolo che mi ha molto colpito e mi ha fatto riflettere sul ruolo della fotografia e sulle emozioni che essa provoca e che, a maggiore ragione, provocava quando scattare fotografie era molto più complicato.
Alfred Stiglitz, all’inizio del 1907, viaggiava con la famiglia dall’America verso l’Europa sulla nave Kaiser Wilhelm II, una nave molto alla moda a quei tempi. Viaggiava in prima classe ma viveva con disagio l’atmosfera che vi si respirava. Se ne stava per lo più appartato finché al terzo giorno decise di fuggire da quella compagnia e se ne andò sul ponte più lontano. Quando si fermò guardò sotto.
C’erano tanti uomini, donne e bambini che si affollavano e fu colpito da un uomo con un cappello di paglia di forma rotonda che guardava il ponte inferiore. «L’intera scena mi affascinava. Desiderai vivamente di scappare da ciò che mi circondava ed unirmo a questa gente. Un rotondo cappello di paglia, la ciminiera sulla sinistra, la scala a destra, la passerella con la ringhiera a catene di anelli, bianche bretelle che si incrociavano sulla schiena di un uomo sul ponte inferiore, rotonde forme di macchinari in ferro, un gruppo di persone che si stagliava contro il cielo creando una forma triangolare. Rimasi incantato a lungo, guardando e guardando… Vidi forme in relazione fra di loro. Vidi un’immagine di forme che erano recondite in quel sentimento della vita che io sentivo», ha scritto Stieglitz.
All’improvviso ebbe il desiderio irrefrenabile di fotografare la scena. Corse nella sua cabina per prendere la macchina fotografica e tornò indietro con il terrore che la scena che aveva vista si fosse dissolta e che l’uomo con il cappello di paglia non fosse più al suo posto. Invece la scena era rimasta come l’aveva vista. Aveva a disposizione un solo telaio con una lastra. «Sarei riuscito a catturare quello che vedevo, quello che sentivo? Infine schiacciai l’otturatore. Il mio cuore batteva; mai prima di allora lo avevo sentito battere così furiosamente». Sviluppò la lastra al suo ritorno a New York quattro mesi più tardi. Fece vedere la sua foto (The Steerage) al suo amico Joseph T. Keiler che esclamo: «Ma ci sono due immagini qui, una sopra e una sotto».
Stieglitz non disse nulla ma capì che non aveva visto la scena come l’aveva vista lui. Per un po’ esitò a mostrare la foto fino a quando non fu pubblicata su Camera Work e a questo punto lo stupore fu grande.
La fotografia può nascere per caso? Un signore snob annoiato decide di abbassare lo sguardo con la giusta predisposizione di spirito attratto dalla “forma” che andava cercando. Eppure con la sua immagine la fotografia entra in un’altra dimensione. Aveva avuto ragione il suo amico Keiler quando aveva affermato di aver visto due fotografie una sopra e una sotto! Per la storia della fotografia The Steerage è l’evoluzione, indietro non si potrà tornare…
Le origini della fotografia: Alfred Stieglitz

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