Chissà perché in queste prime ore del 2021 la mia mente è andata a frugare fra i ricordi più remoti dell’infanzia. Ricordi chiaramente tanto lontani ma allo stesso tempo vivi. Mi è venuto in mente, il mio paesino in Sicilia, isola nell’isola, perché tutto si svolgeva al suo interno. Per noi bambini, ma anche per gli adulti, i contatti con l’esterno erano rari se non inesistenti.
L’attività principale, quasi esclusiva, della popolazione villalbese era l’agricoltura, praticata ancora in modo arcaico con attrezzature sempre uguali da secoli. I contadini si lamentavano, a ragione, delle tante fatiche e dei pochi profitti. Uno dei traguardi importanti, per ogni contadino dopo la raccolta, era quello di mettere via il grano che permettesse alla famiglia di fare il pane fino alla prossima raccolta. Di soldi ne circolavano pochissimi e il baratto era assai frequente. Mia mamma comprava la frutta dai venditori ambulanti pagandola con il grano o le fave e la “putia” accettava di darmi un quaderno in cambio di un paio di uova. Tanti avevano cominciato ad emigrare verso la Francia, la Germania, il Belgio e il nord Italia facendo giungere presto notizie (spesso non vere) dai posti dove erano emigrati di lavoro poco faticoso, di benessere, di comodità e ricchezza che facevano da stimolo per far partire gli altri. In pochi anni il paese si è svuotato.
La gente che non partiva viveva la vita con fatalismo e disincanto.
Una cosa però era chiara, per poter migliorare la propria vita, era necessario studiare, avere un pezzo di carta che ti avrebbe dato la possibilità di arruolarti nelle forze dell’ordine ma anche di non farti fregare dal prossimo. Mi ricordo di un vecchietto che mi diceva: “Devi leggere il dizionario e leggerlo tante volte fino ad impararlo a memoria”.
Un contadino si vantava di avere imparato a memoria “I Promessi sposi” e non perdeva occasione per recitarne un brano. La zia Mariagiuseppa, nelle lunghe sere d’inverno, ci raccontava delle storie fantastiche (“cunti”) che ci tenevano attenti attorno al braciere fino all’ora di andare a letto.
Le notizie che giungevano dall’esterno erano poche. C’era la radio ma non tutti l’avevano e la televisione doveva ancora venire. Si viveva sereni, contenti del poco che avevi. C’era il necessario (vitto e vestiti) e del resto non ti importava anche perché eravamo quasi tutti così. L’eccezione era l’amico benestante che poteva permettersi la bicicletta!
BUON 2021!!!
Nella foto: io in prima elementare
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