Ho letto, qualche tempo fa, «Chi sono io? Autoritratti, identità, reputazione», bellissimo libro di Concita De Gregorio.
Sulla copertina, sotto il titolo c’è scritto: «Chi fotografa vede il mondo e attraverso il suo sguardo lo racconta. La sua materia prima è il tempo; sceglie anche cosa ritrarre, ma soprattutto sceglie quando”.
Nel libro l’autrice racconta della fotografia al femminile e soprattutto dell’esigenza, prettamente femminile, di conoscersi e raccontarsi attraverso l’autoritratto.
Ha incontrato e conversato con alcune giovani fotografe (Guia Besana, Silvia Camporesi, Anna Di Prospero, Simona Ghizzoni, Moira Ricci) e ha chiesto delle loro fotografie. Le risposte portano soprattutto alla famiglia, alla madre, all’infanzia, alla solitudine, alla paura…
Concita De Gregorio conclude la presentazione al suo libro con queste parole: «L’autoritratto è la medicina al male di vivere. Il consenso è accidentale, irrilevante. Questo lavoro è iniziato così».
Ho scattato la foto di Concita De Gregorio al Festival «Rep, Repubblica delle Idee», 2019